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Le Strade di ieri

È sera e sono solo in mezzo al bosco. La lampada pettorale mi aiuta a non inciampare e ogni tanto fa apparire uno scoiattolo, a volte un capriolo e raramente una volpe. Il transito sporadico di automezzi aiuta l'anima a trovare serenità mentre la mente può perdersi tra pensieri quotidiani e ricordi remoti. Apprezzo quella sensazione di solitudine regalata da questi momenti ma probabilmente soltanto perché so che sono momentanei perché la solitudine, quella vera, un po' mi fa' paura. Lungo i miei passi ricalco orme già solcate tantissime altre volte ma nonostante ciò la collina non mi tedia, gli sterrati non mi annoiano mentre i panorami regalano ogni volta dei particolari precedentemente sfuggiti. Mi piace immaginare la gente che viveva nei vecchi ruderi che ogni tanto si trovano diroccati in mezzo al nulla e fantasticare su com'era la vita tanti anni fa tra freddo e umidità ma soprattutto con la mancanza delle comodità che oggi diamo per scontato. L'andare a prendere la legna con la gerla e il lottare continuo per affrontare la vita e lavorare la terra e mentre vago con la fantasia mi rendo conto che i nostri avi avevano le p@lle quadrate mentre noi ci lamentiamo per una contrattura, per una distorsione oppure per una ruota bucata. La corsa in mezzo alle colline mi regala delle tracce emotive meravigliose perché tra questi sentieri, sterrati e stradine ci venivo da bambino con mio papà Guglielmo che però tutti chiamavano Memo. Era un grande conoscitore del territorio, un'ottimo camminatore e grande appassionato di funghi. Le colline erano molto differenti da adesso perché purtroppo più è avanzata la coltivazione dei vigneti di uva Glera più è cambiato morfologicamente il paesaggio. A volte medito che se anziché pensare a costruire capannoni, zone industriali e sventrare le colline per fare spazio a più vigneti possibili avessimo saputo rispettare la natura, curarla e renderla parte integrante della vita quotidiana avremmo potuto vivere davvero di turismo non solo enogastronomico ma ideando un contesto legato a filo diretto con la bellezza naturalistica che davvero non ci mancava. In mezzo a tutti questi pensieri nel frattempo io sto continuando a correre. La diminuzione graduale della lampada mi fa capire che non manca tanta strada per concludere l'allenamento ma i miei passi incedono verso nuovi pensieri. Il passaggio a Collalto, piccolissimo paesino arroccato sulla collina che domina Barbisano, ricorda la guerra che è stata combattuta in zona e i colpi dell'artiglieria delle truppe italiane che distrussero gran parte del castello occupato dai tedeschi mentre la discesa sotto alla torre di guardia, unico pezzo rimasto del castello, mi proietta verso casa. Le ultime centinaia di metri si concludono spesso con una sensazione di appagamento perché ogni allenamento lo vivo come una conquista sia fisica che mentale. Mentre mi accingo a fare stretching mi giro verso la collina ipotizzando il prossimo allenamento.

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