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Il muro

Esistono diversi tipi di muri. Il muro del pianto, il luogo più sacro per l'ebraismo, dove i fedeli pregano. Il muro del suono che è in pratica una barriera invisibile e fisica rappresentata dalla velocità del suono quando un oggetto supera circa i 1225 km/h. Ma potremmo andare avanti per molto come ad esempio il tristemente famoso muro di Berlino oppure un muro d'acqua quando ci si trova sotto una pioggia torrenziale. Per un podista però sentir parlare di muro accende subito due lampadine:

- il muro tra il 30⁰ e 34⁰ km di una maratona 

- il muro inteso come un time finale da realizzare       (esempio il muro delle 3 ore)

È fuori dubbio che quando un podista sente nominare il muro non pensi almeno cinque secondi a queste due tipologie di situazioni. Chiunque si sia cimentato nella distanza regina avrà vissuto, soprattutto nelle prime esperienze, quel momento di forte difficoltà che arriva quando i chilometri sulle gambe iniziano ad essere parecchi e magari si è partiti un pochino troppo forte. Molte volte la prima metà di una maratona illude l'atleta di poter fare un tempo insperato ma la maratona è una grande maestra di vita e farà in maniera che si impari alla svelta come approcciare alla gara e nel tempo anche come prepararsi al meglio. Sono molto convinto che alla fine il muro, o crisi come spesso viene definita, non sia altro che  il risultato di errori fatti per inesperienza. Se si fa una preparazione atletica fatta con criterio e si capisce quale possa essere il risultato finale più consono probabilmente non si avranno grandissime crisi. Il metodo più semplice è prendere il passo medio di una mezza maratona corsa al  proprio massimo a poche settimane dalla maratona e aggiungere 15/20 secondi. Oppure prendere lo stesso dato moltiplicarlo per due e aggiungere 10 minuti. Solitamente i due metodi a grandi linee danno la stessa proiezione. Se invece si vuole la precisione assoluta non resta che fare dei test da un professionista, su tapis roulant e con il cardiofrequenzimetro (test incrementale). Il muro sotto il punto di vista del time finale invece per un maratoneta è il grande sogno. Fermare il cronometro anche se per pochi secondi sotto un determinato tempo è da sempre l'obbiettivo non dichiarato di chi si allena con passione e dedizione per correre una maratona più forte possibile. Poco importa se il muro crolli sull'obbiettivo di scendere sotto le 5, 4, oppure 3 ore! Ogni atleta corre con il proprio ritmo sfidando sé stesso e la soddisfazione di esserci riuscito sicuramente ripaga tutti gli sforzi. 

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