Ricordi quando la corsa era solo... correre? Quando le uniche statistiche che contavano erano i tuoi battiti, il respiro e la sensazione del vento sulla pelle? Sembra passata un'eternità, in quest'era dominata da feed, hashtag e prestazioni da esibire. Oggi, il mondo della corsa è spesso un'arena di apparenze. Scarpe fosforescenti abbinate al completo più instagrammabile, selfie perfetti al chilometro cinque, e la frenesia di condividere ogni singolo passo, ogni risultato, ogni goccia di sudore. È facile farsi travolgere, sentirsi in difetto se la propria corsa non è "condivisibile", o se non si possiede l'ultimo gadget tech che promette miracoli. Ma c'è un'altra via. Una via per chi, come me, sceglie di correre controvento. Non parlo solo della brezza che ti scompiglia i capelli su una scogliera al tramonto ma di una scelta più profonda. Una scelta di correre per la gioia intrinseca del movimento, per la sfida personale, per la pace che si trova quando ci si disconnette dal rumore esterno. Correre controvento significa rifiutare l'idea che la corsa debba essere un'esibizione. Significa indossare scarpe che ti calzano bene e ti fanno sentire a tuo agio, non quelle che tutti hanno addosso. Significa non preoccuparsi se la tua maglietta è nuova di zecca o se ha qualche chilometro (e storia) addosso. Significa assaporare il momento, senza l'ansia di doverlo documentare per un pubblico. Quella sensazione di fatica che si trasforma in euforia, il panorama che si svela dietro l'angolo, il suono dei tuoi passi sul terreno, queste sono le vere ricompense, quelle che rimangono impresse nella memoria e non in un post destinato a svanire. Non fraintendermi: non c'è nulla di male nel condividere le proprie passioni o nel trovare ispirazione sui social. Ma c'è una linea sottile tra ispirazione e conformismo. Correre controvento significa tracciare quella linea e decidere da che parte stare. Significa riscoprire la corsa nella sua forma più pura: un dialogo tra te e il tuo corpo, tra te e il percorso. Un'opportunità per staccare la spina, per riflettere, per trovare forza interiore. Non è questione di essere un eroe o un ribelle; è questione di essere autentici. Quindi, la prossima volta che allacci le scarpe, prova a lasciare il telefono in tasca. Senti il terreno sotto i piedi, ascolta il tuo respiro, goditi la fatica e la libertà. Permetti al vento di essere l'unica cosa che ti sfida, e lascia che sia il tuo cuore a dettare il ritmo, non un algoritmo. Perché alla fine, la vera corsa è quella che corri per te stesso. Quella che ti fa sentire vivo, connesso, e profondamente appagato, molto oltre i "mi piace" o le visualizzazioni. È la corsa controvento, e non c'è nulla di più liberatorio.
"Sarà come avere una marcia in più
Proprio come avere una marcia in più" (Negrita)

Commenti